Durante il mio ultimo reportage al Conservatorio di Santa Maria della Misericordia di Martina Franca, meglio conosciuto come Convento delle “Monacelle”, ho avuto il privilegio di incontrare Suor Carmela, l’ultima abitante di questo luogo intriso di storia. Un privilegio reso ancora più speciale dal fatto che sono stata l’unica a cui lei stessa ha concesso il permesso di fotografarla.
Suor Carmela è entrata nel convento nel 1951 e, da allora, ha vissuto una vita dedicata alla preghiera, allo studio e al lavoro. Un tempo, il convento era animato dalle voci di numerose monache e si era affermato nel Settecento come centro di eccellenza per la tessitura in oro. Oggi, il silenzio regna sovrano, ma la presenza di Suor Carmela continua a infondere spiritualità in ogni angolo di questo luogo che, pur nel suo abbandono, conserva un’aura di sacralità.
Il nostro primo incontro è stato quasi casuale. L’ho intravista nelle sue stanze e, con rispetto, mi sono avvicinata a lei. Con grande affetto, mi ha mostrato vecchie fotografie in bianco e nero delle sue compagne, raccontandomi della loro vita quotidiana e di come prese i voti giovanissima. In cucina, su un tavolo, ho notato una scatola contenente degli oggetti, e lei, con un sorriso, mi ha portata in un’altra stanza per mostrarmi come realizza piccoli cuoricini in tessuto, simboli di protezione che continua a creare con amore e cura. Ogni suo gesto parlava di una vita interamente dedicata agli altri e a Dio.
Solo in un secondo incontro, ho avuto l’opportunità di mostrarle gli scatti che avevo realizzato, temendo di essere troppo invadente, data la sua riservatezza. Con grande generosità, però, ha accolto il mio lavoro e mi ha permesso di seguirla durante un momento intimo di preghiera, uno dei pochi istanti in cui la sua devozione emerge in tutta la sua profondità. Fotografarla in quei momenti è stato un privilegio, un’occasione per catturare non solo la sua immagine, ma anche la serenità e la forza della sua spiritualità.
Questo reportage è più di una semplice raccolta di scatti. Vuole essere un omaggio a Suor Carmela, custode di una memoria che rischia di perdersi. Ogni fotografia racconta un frammento della sua storia, invitando a riflettere sulla forza della fede e sull’indissolubile legame tra spiritualità e memoria.